DE DIVISIONE
Inter alias rationes, per quas confirmare
possumus librum hunc non Aristotelis esse, haec semper me fecit
ratio dubitare. Nam (500) ars debet dividi in duas saltim
partes, in prohemium et tractatum. Quod patet inductione facta in
cunctis Aristotelis libris, hic autem non huiusmodi, ut patet et
probatur ratione. Nam prohemium loco dicto est inventio rei
docendae, quod non fit in Ante-Praedicamentis: et quamvis
Averroes in Paraphrasi (501) dicat quod iste liber dividatur in
tres partes, in prohemium, tractatum et aliam partem, in qua de
consequentibus, tamen in rei veritate non est prohemium, sicuti
ipse met Averroes fatetur, dicit enim primam partem esse sicuti
prohemium, et ideo non prohemium esse dicimus.
Dividitur igitur prima divisione liber iste in
tres partes, sicuti dicit Averroes, in primam partem, quae est
quasi prohemium, declarantur enim quaedam communia, quae faciunt
ad declarationem praedicamentorum et ideo dicit Averroes sunt
principia, addamus nos sunt principia cognitionis, non autem
essendi, et pars ista vocatur antepraedicamenta: quae durat usque
ad cap. De substantia exclusive.
Haec vero pars dividitur in particulariores
partes, et in toto quot sunt regulae et praecognitiones facientes
cognoscere praedicamenta ipsa.
Altera vero pars principalis est tractatus, qui
dividitur ad divisionem subiecti et rei consideratae, ars enim
dicitur una ab unitate subiecti, ergo dividitur ad divisionem
subiecti: quot ergo sunt genera praedicamentorum considerata, in
tot enim dividitur tractatus libri Praedicamentorum.
Tertia vero pars est vocata postpraedicamenta,
in qua tractantur accidentia, vel passiones, vel consequentia
communia decem praedicamentorum, unde patet non epilogum esse
partem illam: quare iudicamus librum hunc non aristotelicam
sapere doctrinam, cum inartificialis sit ipse, caret enim
partibus essentialibus.
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LA DIVISIONE
Tra le altre ragioni per le quali possiamo
confermare che il libro in questione non appartiene ad
Aristotele, ce n’ è una che mi ha fatto sempre
dubitare. Infatti (500)
un’arte deve essere divisa almeno in due parti, il proemio
e il trattato, cosa che è evidente con l’induzione
messa in essere in tutti i libri di Aristotele. Il libro delle
"Categorie", invece,
non è di tal guisa, come è chiaro e viene
dimostrato con la ragione. Il proemio, infatti, nel brano citato
contiene la scoperta della cosa che deve essere insegnata, la
qual cosa non c’è negli "Ante-Predicamenti"; e
benché Averroè nella "Parafrasi" (501) dica che questo libro si divide in
tre parti – proemio, trattato e un’altra parte in cui
si tratta delle conseguenze – tuttavia ad onor del vero non
c’è il proemio, così come confessa lo stesso
Averroè. Infatti egli dice che la prima parte è
quasi un proemio, e per questo noi diciamo che non è il
proemio.
Questo libro, dunque, in base alla prima
divisione si divide in tre parti, così come dice
Averroè.
– Una prima parte, che è quasi un
proemio, in cui vengono illustrate certe cose generali che
servono alla spiegazione delle categorie; perciò
Averroè dice che si tratta dei principi; noi aggiungiamo
che si tratta dei principi della conoscenza, non
dell’essenza; questa parte è chiamata "Ante-Predicamenti" e giunge solo
fino al capitolo "Intorno alla
sostanza". Questa parte invero si divide in parti
più particolari, tante quante sono le regole e le
precognizioni che consentono di conoscere le stesse
categorie.
– Una seconda parte, il trattato vero e
proprio, che è la parte principale e che si divide nella
divisione dell’oggetto e della cosa considerata;
un’arte, infatti, è detta una
dall’unità dell’oggetto, quindi si divide
secondo la divisione dell’oggetto: quanti sono, dunque, i
generi delle categorie considerati, in tante parti si divide il
trattato del libro delle "Categorie".
– Una terza parte, invero, è
chiamata "Post-
Predicamenti": in essa vengono trattati gli accidenti
o le passioni o le conseguenze comuni delle dieci categorie. Di
qui è chiaro che tale parte non è l’epilogo;
perciò pensiamo che questo libro non conosca la dottrina
aristotelica, non essendo conforme alle regole dell’arte:
manca, infatti, delle parti essenziali.
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