EPILOGUS
Et quoniam tres sunt partes artis, duae
necessariae, scilicet prohemium et tractatus, altera autem ad
bene esse, scilicet epilogus, sit enim ad memoriam tantum, et
ideo epilogare non erit inutile; quomodo autem fiat epilogus,
clarius diximus in nostro opusculo De peritia artis. Primo igitur
dicimus rem consideratam (ut omnibus patere poterit) in hoc libro
Praedicamentorum esse ipsa praedicamenta, modus autem
considerandi, in quantum res et entia sunt, sic enim sunt horum
diffinitiones, sic etiam proprietates his attributae, sic etiam
diffinit metaphisicus, sic igitur considerantur ista in quantum
entia sunt.
Ex hoc sequitur librum hunc non esse logicum
quoniam ista sunt species entis, de quo simul cum eius speciebus
in metaphisica, haec igitur consideratio metaphisicalis non autem
logicalis. Tum quoniam non est aliquid rei necessario
consideratae in logica, cum nec principia, nec partes, neque
passiones subiecti totalis huius facultatis. Patet hoc etiam,
quoniam non continentur sub modo considerandi proprio ipsius
logices, sine quo nullum habetur rei commercium in arte, idem
iterum confirmatur; nam res logicales sunt secundo intellecta,
sicuti non sunt huiusmodi haec autem prima neque in huius artis
consideratione cadere possunt, cum in hoc libro non universalia,
vel regulae universales ipsius logices declarentur. Neque aliquo
modo necessaria. Nam vel ut nomina vel ut termini vel ut species
terminorum considerari poterint. Quod totum peregit Aristoteles
in aliis logices libris, superflua igitur iudicamus, tum etiam
non ex fine logico sunt inventa. Nemo igitur sani capitis non
superflua iudicabit, cum de simplicioribus satis peractum sit in
libris Perihermeneias.
Unde dicimus vel nihil, vel si qua pauca sit,
hanc esse putamus utilitatem, quoniam exemplificantur regulae
logicales in his terminis ne penitus ipsis ut ignotis utamur;
tantum igitur logicae inservire videntur.
Ex quo quidem inferimus ante totam logicam
ponendum esse librum istum, cum, istis prius cognitis omnia
logicalia declarentur. Quibus epilogatis longiusque supra
pertractatis addamus reliquas praecognitiones ad complendum illa
quae dicit Averroes (499).
|
EPILOGO
Poiché le parti dell’arte sono
tre, due necessarie – cioè il proemio e il trattato
–, mentre l’altra serve per ben concludere,
cioè l’epilogo, infatti è fatto soltanto per
ricordare, perciò non sarà inutile epilogare; in
che modo poi avvenga l’epilogo, lo abbiamo detto più
chiaramente nel nostro opuscolo "Sulla conoscenza
dell’arte". Per prima cosa, dunque, noi diciamo
che la cosa considerata (come potrà essere chiaro a tutti)
nel libro delle "Categorie" è costituita
dalle stesse categorie, dal modo di considerare, in quanto si
tratta di cose e di enti; così, infatti, sono le loro
definizioni, così anche le proprietà attribuite
alle categorie, così anche definisce il metafisico,
perciò così vengono considerate queste cose in
quanto enti.
Di qui segue che questo libro non è
logico, poiché queste cose sono le specie dell’ente:
dell’ente e delle sue specie viene trattato nella
metafisica, per cui questa considerazione è metafisicale,
non logicale. Non è qualcosa necessariamente considerata
nella logica, in quanto non sono in gioco né i principi,
né le parti, né le passioni dell’oggetto
totale della facoltà logica. E’ evidente anche
ciò, poiché queste cose non sono contenute sotto il
modo proprio di considerare della stessa logica, senza il quale
non si ha alcun commercio dell’arte; la stessa cosa viene
di nuovo confermata. Infatti le cose logicali sono i "secundo intellecta", nel mentre
le cose sopra indicate non sono di tal guisa e non possono
rientrare nella considerazione di quest’arte, dal momento
che nel libro in oggetto non vengono illustrati gli universali o
le regole universali della stessa logica. Né queste cose
sono in qualche modo necessarie: infatti potranno essere
considerate o come nomi o come termini o come specie di termini.
Poiché Aristotele ha trattato esaustivamente tutto negli
altri libri di logica, riteniamo superflue queste cose che sono
state ottenute non sulla base di un fine logico. Nessuno, dunque,
sano di mente giudicherà non superflue queste cose,
essendo stato abbastanza trattato delle cose più semplici
nel libro "Perihermeneias".
Per questo o non diciamo niente oppure, se
c’ è qualche piccola cosa, la riteniamo
un’utilità, poiché vengono esemplificate le
regole logicali in questi termini affinché non ci serviamo
del tutto di dette regole come ignote; esse stesse, dunque,
sembrano essere utili soltanto alla logica.
Di qui invero deduciamo che questo libro deve
essere collocato prima di tutta quanta la logica, perché
mediante queste precognizioni vengono spiegate tutte quante le
cose logicali. A tali cose epilogate e precedentemente
approfondite aggiungiamo le rimanenti precognizioni per
completare quello che dice Averroè (499).
|