Al lettore

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AD LECTOREM 

 

Multis assiduisque meorum studiorum laboribus, amice lector, saltem id commodi sum consecutus ut, cum sententias tot virorum, qui non vulgari eruditione non ultimum locum inter doctos homines iure optimo sibi vindicarunt, diligenti examine conferrem, non parum, quaenam esset potissimum sequenda dubitarem, atque ex ea dubitatione, cum nullus eorum difficilem arctumque implicitae sententiae nexum solvere mihi videretur, indagandae veritatis cupiditas me incessit. At, dummodo huius, modo illius sententiam illis rationibus, quas meum ingeniolum suppuditabat, infirmare ac refellere conabar, crevit et opus, et operis propagandi voluntas. Quod cum satis superque crevisset, magna me in lucem exeundi cura torquere coepit, atque hinc veritatis amor impellebat, illinc saevi obtrectatorm morsus revocabant. Namque veritas, quae communem omnibus cupit utilitatem impertiri, diutius in tenebris iacere nolebat, invidiaeque timor eam denuo carcere occlusam detinere nitebatur. Non nam me latebat nonnullus seu veritatis seu obtrectationis causa aliorum sententias confutare ausos in non parvam vituperationem incidisse. Tantumque abfuisse, ut aliqua laudem, ut sperabant, consequerentur, ut etiam Homeromastiges a Vergiliomastiges appellarentur. Quod ut ego vitarem omnes meos labores potius perire, nedum in tenebris delitescere, quam lucis consequendae libertatem habere existimabam. Sed vicit tandem communis studiorum utilitas, veritatisque in libertatem afferendae conatus, quae laxas sibi habenas animadvertens per patentissimos doctorum virorum campos iter arripuit. Accipias igitur eam candide lector eo vultu quo tanta ospita communis utilitatis studiosissima est accipienda. Licet enim nullam aliam tibi sit utilitatem allatura, tamen aliquam saltem dubitanti occasionem afferet, non parvosque meditandi igniculos excitabit. 

Vale, ac diu felix fruere. 

 

 

REGISTRUM. 

A B C D E F G H. 

Omnes sunt Terniones, praeter A, & 

H, quae sunt duerniones. 

 

Patavii Bernardinus de Bindonis Mediolanensis et 

Iacobus Fabrianus Socii excudebant, 

Anno Salutis nostrae M. D. XLVII. 

 

 

 

Questiones utiles subtilissimi 

Doctoris Joannis Scoti 

Super Libros priorum. 

 

Eiusdem questiones super 

Libros posteriorum. 

AL LETTORE 

 

Amico lettore, con le molte e continue fatiche dei miei studi ho maturato almeno questo di buono, che, riferendo dopo attento esame le opinioni di tanti uomini che hanno a buon diritto rivendicato a se stessi per la loro non comune erudizione un posto non ultimo tra gli uomini dotti, occorre dubitare molto su quali debbano essere principalmente le cose da seguire e da qual dubbio partire; poiché mi è sembrato che nessuno riesce a sciogliere il difficile legame implicito nella stessa opinione, mi ha preso un grande desiderio di cercare la verità. E mentre cercavo di confutare e di ribattere ora l’opinione di uno ora l’opinione di un altro con quelle argomentazioni che il mio modesto ingegno mi procurava, aumentò l’opera e aumentò la volontà di ampliare l’opera. Essendo il lavoro aumentato di molto, cominciò a tormentarmi un grande desiderio che venisse alla luce: da una parte spingeva l’amore della verità, dall’altra mi preoccupavano i terribili morsi dei calunniatori. E infatti la verità, che desidera accordare a tutti una comune utilità, non voleva rimanere più a lungo nelle tenebre, nel mentre la paura dell’invidia tentava di tenerla ancora chiusa in carcere. Sapevo bene che, confutando le opinioni altrui per amore di verità o per desiderio di critica, si incorre in un grande biasimo. E si era considerati tanto lontani dal conseguire qualche lode, che si era chiamati imitatori di Omero o di Virgilio. Pensavo di evitare che tutte le mie fatiche morissero, che svanissero nelle tenebre, nel mentre speravo che avessero la possibilità di venire alla luce. Ma alla fine ha vinto l’utilità generale degli studi, lo sforzo nella direzione della verità e della libertà: a briglie sciolte mi sono addentrato attraverso le estesissime pianure degli uomini dotti. Accogli, dunque, innocente lettore, tutto ciò con quel volto con il quale deve essere accolto un ospite illustre e amante del bene comune. È lecito, infatti, che non ti venga data nessun’altra utilità, se non l’occasione di dubitare e di suscitare in te frammenti di pensiero. 

Stammi bene e sii sempre felice. 

 

 

REGISTRUM. 

A B C D E F G H. 

Omnes sunt Terniones, praeter A, & 

H, quae sunt duerniones. 

 

Stampato a Padova 

dal milanese Bernardino de Bindoni 

e da Giacomo Fabriano nel 1547. 

 

 

 

Questioni utili del Dottor “sottile” 

Giovanni Scoto 

Intorno al libro degli “Analitici Primi”. 

 

Dello Stesso Questioni intorno al libro 

degli Analitici Secondi. 

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