Quesito e precognizioni - Angelo Thio

Traduzione e introduzione di Cesare Daquino dell’opera “Quesito e precognizioni” di Angelo Thio, filosofo Salentino del secolo XVI°, originario di Morciano di Leuca, Lecce - Italia.


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La divisione

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DE DIVISIONE 

 

Inter alias rationes, per quas confirmare possumus librum hunc non Aristotelis esse, haec semper me fecit ratio dubitare. Nam (500) ars debet dividi in duas saltim partes, in prohemium et tractatum. Quod patet inductione facta in cunctis Aristotelis libris, hic autem non huiusmodi, ut patet et probatur ratione. Nam prohemium loco dicto est inventio rei docendae, quod non fit in Ante-Praedicamentis: et quamvis Averroes in Paraphrasi (501) dicat quod iste liber dividatur in tres partes, in prohemium, tractatum et aliam partem, in qua de consequentibus, tamen in rei veritate non est prohemium, sicuti ipse met Averroes fatetur, dicit enim primam partem esse sicuti prohemium, et ideo non prohemium esse dicimus. 

Dividitur igitur prima divisione liber iste in tres partes, sicuti dicit Averroes, in primam partem, quae est quasi prohemium, declarantur enim quaedam communia, quae faciunt ad declarationem praedicamentorum et ideo dicit Averroes sunt principia, addamus nos sunt principia cognitionis, non autem essendi, et pars ista vocatur antepraedicamenta: quae durat usque ad cap. De substantia exclusive. 

Haec vero pars dividitur in particulariores partes, et in toto quot sunt regulae et praecognitiones facientes cognoscere praedicamenta ipsa. 

Altera vero pars principalis est tractatus, qui dividitur ad divisionem subiecti et rei consideratae, ars enim dicitur una ab unitate subiecti, ergo dividitur ad divisionem subiecti: quot ergo sunt genera praedicamentorum considerata, in tot enim dividitur tractatus libri Praedicamentorum. 

Tertia vero pars est vocata postpraedicamenta, in qua tractantur accidentia, vel passiones, vel consequentia communia decem praedicamentorum, unde patet non epilogum esse partem illam: quare iudicamus librum hunc non aristotelicam sapere doctrinam, cum inartificialis sit ipse, caret enim partibus essentialibus. 

LA DIVISIONE 

 

Tra le altre ragioni per le quali possiamo confermare che il libro in questione non appartiene ad Aristotele, ce n’ è una che mi ha fatto sempre dubitare. Infatti (500) un’arte deve essere divisa almeno in due parti, il proemio e il trattato, cosa che è evidente con l’induzione messa in essere in tutti i libri di Aristotele. Il libro delle "Categorie", invece, non è di tal guisa, come è chiaro e viene dimostrato con la ragione. Il proemio, infatti, nel brano citato contiene la scoperta della cosa che deve essere insegnata, la qual cosa non c’è negli "Ante-Predicamenti"; e benché Averroè nella "Parafrasi" (501) dica che questo libro si divide in tre parti – proemio, trattato e un’altra parte in cui si tratta delle conseguenze – tuttavia ad onor del vero non c’è il proemio, così come confessa lo stesso Averroè. Infatti egli dice che la prima parte è quasi un proemio, e per questo noi diciamo che non è il proemio. 

Questo libro, dunque, in base alla prima divisione si divide in tre parti, così come dice Averroè. 

-  Una prima parte, che è quasi un proemio, in cui vengono illustrate certe cose generali che servono alla spiegazione delle categorie; perciò Averroè dice che si tratta dei principi; noi aggiungiamo che si tratta dei principi della conoscenza, non dell’essenza; questa parte è chiamata "Ante-Predicamenti" e giunge solo fino al capitolo "Intorno alla sostanza". Questa parte invero si divide in parti più particolari, tante quante sono le regole e le precognizioni che consentono di conoscere le stesse categorie. 

-  Una seconda parte, il trattato vero e proprio, che è la parte principale e che si divide nella divisione dell’oggetto e della cosa considerata; un’arte, infatti, è detta una dall’unità dell’oggetto, quindi si divide secondo la divisione dell’oggetto: quanti sono, dunque, i generi delle categorie considerati, in tante parti si divide il trattato del libro delle "Categorie"

-  Una terza parte, invero, è chiamata "Post- Predicamenti": in essa vengono trattati gli accidenti o le passioni o le conseguenze comuni delle dieci categorie. Di qui è chiaro che tale parte non è l’epilogo; perciò pensiamo che questo libro non conosca la dottrina aristotelica, non essendo conforme alle regole dell’arte: manca, infatti, delle parti essenziali. 


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